CO2, emissioni e impronta ecologica

Le emissini di CO2 sono un indice della impronta ecologica di una aziende che se molto virtuosa avrebbe diritto al riconoscimento di certificati verdi.

I certificati verdi potrebbero (o dovrebbero)  essere una misura dell’ecocompatibilità dell’azienda, migliore dell’uso “banalizzato” di combustibili fossili.

Il problema dei certificati verdi  è molto complesso e servirebbe a incentivare , anche economicamente, le aziende più virtuose.

Non andrebbe troppo a discapito di chi è “costretto” a inquinare per processi produttivi perchè potrebbe, con regole di mercato, comprare quote che “abbuonino” l’inquinamento maggiore dello standard regolamentate come certificati verdi.

Diventa una complessa manovra che porta a incentivare le energie rinnovabili <o presunte tali> gradualmente, mirando a ridurre le emissioni globali gradualmente.

In Italia “funzionano” comne certificati verdi solo per la produzione energetica ma un grande passo avanti sarebbe generalizzarne l’uso.

Se già è difficile adesso valutare l’impatto di un fornitore energetico (e solo sulle rinnovabili o presunte tali) valutare tutte le imprese diventerebbe un’opera titanica.

Parallelamente si ricorre all’impronta ecologica che, banalizzando, dice    quanti pianeti necessiterebbbero per il nostro stile di vita.

Esistono tool di valutazione che danno risultato impressionanti per il nostro stile di vita.

Se però, settore per settore, si iniziassero a valutare gli impatti per azienda o città si vedrebbero risultati interessanti, che andrebbero però standardizzatio in certificati verdi.

Una azienda di trasporto pubblico che usi al 50% veicoli a metano è certamente meglio di chi usa diesel al minor costo, facendo lo stesso lavoro.

Forse se si associasse a ogni attività oltre il bilancio economico anche un bilancio ecologico rigoroso, su parametri standard, si potrebbe avere un inizio di valutazione dell’azienda globale.

In un forte periodo di crisi ben difficilmente le aziende virtuose potrebbero “vendere” certificati alle meno virtuose (magari in maggior crisi economica).

Però graduare gli aiuti anche governativi o comunitari prediligendo, con scelta politica:

  • prima le più virtuose
  • prima le più inquinanti

sarebbe un inizio.

Non penalizzante per nessuno se a fronte di non ricevere aiuti per l’innovazione si avessero più fondi “normali”, ovviamente dando un termine massimo oltre il quale non si potranno che privilegiare le imprese più virtuose.

Anche in termini di mobility management sarebbe utile avere un valore “strandard” di

  • azienda propriamente detta
  • mobilità dell’azienda
  • mobilità dei dipendenti

Anche in questo caso si potrebbero offrire “incentivi” anche immateriali alle aziende che fanno di più e gli incentivi potrebbero essere i certificati verdi.

Distinguo volutamente l’azione dal risultato in quanto il risultato del mobility managemenbt spesso dipende da cause non del tutto gestibili dall’azienda.

Una azienda in area urbana ben servita dai mezzi pubblici, con orari flessibili può raggiungere molto facilmente l’eccellenza più di un impianto industriale decentrato, servito poco o male e con orari rigidi o lavoro su turni.

Ma se tutte le azioni possibili vengono prese e tentate una valutazione “obiettiva” che “pesi” sforzi e risultati sarebbe possibile.

Ci si chiede chi venga penalizzato dalla non regolamentazione.

In genere le aziende eccellenti in mancanza dei certificatio verdi  che vengono trattate alla pari delle meno attive.

Conosco casi in cui Enti molto noti non rendono neppure note le loro attività a favore della mobilità; qualche mobility manager si dovrebbe sentire chiamato in causa…

Spesso queste aziende hanno attivo

  • car pooling
  • gestione flotte
  • veicli elettrici
  • car sharing
  • bike sharing
  • biciclette elettriche
  • accordi di favore con trasporto pubblico e car sharing per i loro utenti
  • la gran parte della flotta di servizio altamente ecologica o a gas
  • hanno già ridotto la flotta secondo le direttive del Governo

Io trovo veramente “strano” che queste aziende non divulghino le loro buone pratiche, attività che in passato hanno dimostrato di saper fare.

I certificati verdi sarebbero un metodo di riconoscere a queste eccellenze almeno un riconoscimento formale in attesa che diventi sostanziale.

Per esempio si sa l’emissione media del parco circolante di auto in Italia e si può calcolare quanta CO2 (anidride carbonica) si può risparmiare con l’uso di

  • una flotta ecologica o elettrica
  • la gestione flotte che riuduce il chilometraggio percorso e lke vetture
  • il car sharing
  • L’uso della rotaia (ferrovie)
  • l’incremento dell’uso della bicicletta
  • il bike sharing
  • il van sharing

molti di questi player  indicano il risparmio in fattura o nei biglietti.

 

isole della mobilità

isole della mobilità, un progetto ambizionso

Le isole della mobilità sono e strutture in cui concentrare, in poco prezioso spazio urbano, servizi di sharing economy e mobilità sostenibile.

  • car sharing classico
  • car sharing elettrico
  • punti pubblici di ricarica elettrica
  • eventuale van sharing verso la ZTL aperto a tutti
  • bike sharing tradizionale ed elettrico
  • parcheggi “sicuri” per bici e moto

Queste isole della mobilità sono state presentate come concept da parecchi anni  a Bologna.

Per quanto essenziale il design delle isole della mobilità prevede un supporto fotovoltaico, che non sarà sufficiente ma che è utile sia per dare una immagine moderna che per dare il massimo supporto ecologico al progetto.

Ma la tecnologia procede a grandi passi, si possono pensare strutture più grandi ed efficienti e soprattutto non è un problema di mobilità ma di ingegneria e sviluppo, in ogni caso l’impronta ecologica del progetto resta certa.

Qualche realizzzazione c’è stata in Italia.

Nelle isole della mobilità si possono pensare servizi evoluti:

  • wi fi
  • panchine
  • terminali per acquisire biglietti trasporto pubblico
  • videosorveglianza e allarme
  • possibilità di contattare officine di supporto alla mobilità ciclabile e avere servizi in loco (pompa, area compressa, acqua)

oltre a una piena integrazione nell’arredo urbano, e questo è un problema di architettura integrata.

I servizi che possono essere offerti in una o più isole della mobilità , più che distribuiti nella città, sono facilmente legati all’alimentazione elettrica.

Appare banale ma in città storiche predisporre 100 colonnine per veicoili elettrici è molto più complesso che attezzare 10 isole della mobilità (magari anche  all’interno di parcheggi scambiatori) con potenza 10 o 12 volte maggiore.

Il fotovoltaico può aiutare e integrare , ma se penso a :

  • 10 ricariche per bici elettriche
  • 10 ricariche per auto elettriche
  • un set di parcheggi “sicuri” per bici e moto
  • wi fi e connessioni di rete sempre attive
  • servizi

serve potenza e se mai ci saranno ricariche veloci da 11 o 27 kw per le auto serve TANTA potenza.

Relativamente poche aree possono servire tutta la città, l’ideale progettualmente è avere aree o isole della mobilità differenziate

  • nel centro storico
  • nell’area adiacente al centro storico
  • nei parcheggi scambiatori o meno e/o in periferia

Ovviamente ogni città e ogni area avranno una loro specificità.

In prima ipotesi

isole della mobilità del centro storico:

più posti per bici e veicoli elettrici, nessun supporto sosta veicoli salvo il carsharing.

In queste aree il valore dell’area di sosta è elevato e si prospettaio isole della mobilità “piccole” per non penalizzare la sosta dei veicoli, inoltre nel centro storico può essere complesso avere alte potenze installate.

isole della mobilità della periferia:

qualche supporto per sosta veicoli;  posti per bici e veicoli elettrici, opzione vansharing e carsharing.

In queste aree il valore dell’area di sosta è medio e si prospettanio isole della mobilità “di grandezza media ” per non penalizzare  troppo la sosta dei veicoli e  posso avere alte potenze installate.

isole della mobilità nei parcheggi:

massimo supporto per sosta veicoli;  posti per bici e veicoli elettrici, opzione vansharing e carsharing.

In queste aree il valore dell’area di sosta è quasi  nullo  e si prospettano isole della mobilità “grandi ” per offrire il massimo ventaglio di servizi e  posso avere alte potenze installate.

La connettività delle isole della mobilità.

Progettando il sistema si deve tenere in consideraziuone che le connessioni di rete sono essenziali, se uso un servizio devo poter sapere in tempo reale dove posso lasciare il mezzo che stio prendendo creando così una mappa origini destinazioni.

Inoltre se offro il wifi rendo la zona attraente per la cuiltura digitale e faccio conoscere i servizi di mobilità a chi non li conosce.

Se contemporaneamente opero a favore della mobilità ciclabile con bike sharing e parcheggi sicuri (magari anche a pagamento) diffondo altri aspetti della mobilità sostenibile a chi preferisce le due ruote, offrendo servizi in sharing che magari diventano appetibili.

Anche il favorire uso delle bici elettriche non è irrilevante per incrementarne l’uso.

 

 

bike sharing

bike sharing, punto situazione e progetti

Un bike sharing diverso è possibile.

Prendendo spunto da un abbozzo di progetto con un ente  pubblico analizziamo il bike sharing.

Oltre alla soluzione ovvia di acquisire un sistema performante stile quello in uso a Milano, Roma o Palermo si possono pensare anche soluzioni diverse.

Sviluppando in proprio un  prototipo bike sharing low cost.

Con magari del riciclo di vecchie bici ristrutturate, ma  con un certo quantitativo di tecnologia verso un bike sharing diverso.

Da diverse idee si può ipotizzare una serie di opzioni quali:

  • Localizzazione della bicicletta, nello stallo e anche sotto appositi portali (ma nulla vieta di pensare, ove la privacy sia garantita e vi sia batteria, a un tracciamento continuo con GPS e GPRS o tecnologie LORA.
  • Utilizzo di biciclette standard
  • Opzione di gestire biciclette di proprietà
  • Indicazione dei flussi di traffico tra i parcheggi
  • Possibilità di prenotare
  • Opzione di far pagare il servizio
  • opzione di offrire parcheggi per bici di proprietà

Esiste una soluzione chiavi in mano in fase di commercializzazione con bici definite e parcheggi già realizzati, sviluppata con software Cart proprio come progetto on demand.

Un progetto ambizioso che integra firmaware, hardware e software gestionale.

Il software gestionale potrebbe essere integrato con progetti locali più semplici che “sposino” i concetti di gestione flotte/gestione di chiavi e il bike sharing.

Infatto togliendo il vincolo di bici dedicate i costi scendono.

Soluzioni low cost sono possibili riducendo il costo della stazione che gestisce le biciclette.

Se richiedo progettualmente capacità di pagare il servizio e roconoscere sul posto il cliente crescono i prerequisiti.

  • Alimentazione con corrente
  • Riconoscitori di tessere
  • Lettori di carte di credito
  • Schermi touch
  • adsl, router

Se penso a soluzioni con apertura via appe centro servizi con dispositivi low cost passo a progetti economici, aperti anche a piccole società, località o gruppi.

Per esempio servizi offerti o gestiti da

  • località turistiche
  • gruppi di banche
  • associazioni

Restano di certo irrisolti i problemi di assicurare il non furto delle bici, specie in uso ma qui, purtroppo, il software aiuta poco.

Come opzione si possono tracciare le biciclette con sistemi GPS e GPRS o tecnologie LORA

Si possono marchioare le bici o avere modelli “stravaganti” e poersonalizzati ma nessuno ha realmente ridotto l’incidenza di furti e vandalismi.

Una videosorveglianza dei parcheggi aiuta ma non risolve

ZTL disabili

disabili e ZTL H, accesso ad aree protette in città

La ZTL disabili di Bologna è uno sviluppo locale di un problema nazionale.

Le ZTL (Zone a Traffico Limitato) sono già state oggetto di articoli ( ZTL )  e tutelano dal  traffico veicolare più o meno aree di particolare valori storico, monumentale o molto sensibili all’inquinamento.

Esistono   ZTL in cui il solo accesso scatena il pagamento di una tassa (congestion charge), come modello di riferimento   Milano in Italia con l’area “C”.

Obiettivi della ZTL disabili.

Se esistono aree di particolare pregio da tutelare e categorie particolari di cittadini (disagiate, cui rendere il meno difficile possibile vita e mobilità) vanno avviate soluzioni speciali, quali le soluzioni ZTL disabili che integrano le due esigenze.

Ci sono due grosse aree di intreresse:

  • aree di particolare pregio, in cui è predominante l’interesse a limitare il treaffico non strettamente necessario
  • categorie di cittadini , in genere deboli, che vanno garantiti con soluzioni specifiche

Il sistema ottimale  sarebbe  un controllo on line.

Attivato solo al passaggio di chi non ha titolo valido di accesso tramite sistemi di riconoscimento personali, che consentirebbe di verificare che il contrassegno viaggi sempre col disabile , al che tutti gli abusi sarebbero finiti.

Un obiettivo ambizioso che a oggi non ha soluzione sviluppata sul campo mentre sono possibili diverse soluzioni teoriche anche senza alcuna penalizzazione della mobilità dei disabili, a fine articolo approfondiremo il problema

Le modalità della ZTL disabili.

Il sistema SIRIO di Bologna è descritto qui ma il sistema è “generico” e non focalizzato sui disabili quindi va integrato.

Ma esiste anche la problematica di gestire dinamicamente gli accessi dei diversamente abili tramite un sistema definito ZTL disabili o pià brevenente ZTLH.

 Il caso di Bologna

ZTL Controllo accessi a Bologna

Dopo uno sviluppo di  ATC (azienda di trasporto pubblico) attualmente confluita in  Tper si è realizzato con la società CART , sotto la stretta direttiva del Comune uno  specifico software prima per la ZTLU (ZTL zona università) e poi per la ZTL disabili o ZTLH (accessi ZTL  disabili).

ZTLH o ZTL Disabili.

Il nome ZTL disabili o “breve” ZTLH è stato concordato con le associazioni dei disabili locali , a fronte del proposto ZTL DA (divesamente abili)

Il Comune di Bologna regolamenta la ZTL in maniera generica per tutti.

Deve consentire l’accesso ai disabili tramite procedure di accesso ZTL disabili.

I disabili di Bologna hanno permessi validi per tutta la durata del contrassegno disabili.

In passato alcune gestioni non rigorose hanno costretto a rivedere la normativa in maniera restrittiva.

Attualmente il disabile di Bologna ha diritto a due targhe associate al contrassegno in via permanente.

Per i disabili di Bologna si è deciso di sviluppare un servizio che permetta

  • un numero fisso di cambi targhe permanenti
  • un numero fisso di targhe temporanee in aggiunta per garantire accessi occasionali (trasporto da parte di amici e parenti che si prestino occasionalmente)

Parallelamente occorre consentire l’accesso anche ai disabili di tutti gli altri Comuni.

Che non sono registrati in maniera permanente come residenti, il cui accesso va garantito dal contrassegno a validità europea.

Anche in questo caso si sono create strutture informatiche e gestionali per gestire la problematica.

Per non generare difficoltà o meglio “digital divide” si offrono diverse modalità di accesso

  1. di persona a sportello
  2. via mail
  3. via PEC
  4. via fax server
  5. via SMS con sintassi predefinita
  6. via web http://www.accessohbologna.it/

Per poter utilizzare la modalità web e SMS della ZTL disabili occorre indicare , per i soli residenti in Bologna, anche una chiave pubblica e chiave privata.

Chiave che viene consegnata al rilascio del contrassegno, per garantire al massimo la privacy.

Per prevenire comportamenti scorretti o fraudolenti, anche da parte di terzi che si approprino dei dati dell’invalido.

Per i non residenti a Bologna è a disposizione un fax server che integra la gestione ZTL disabili.

Il fax server è stato individuato come strumento di minor digital divide possibile.

Tutte le comunicazioni (anche dei residenti) non provenienti da PEC o protette con chiave pubblica e chiave privata richiedono l’invio di almeno un documento del richiedente e del firmatario.

Quello che appare un limite serve per impedire  una eventuale appropriazione di identità.

I non residenti a Bologna hanno al massimo due targhe attive in memoria e l’invio di nuove targhe cancella le vecchie nella ZTL disabili.

Il sistema è di certo penalizzante per i non residenti.

 

Il sistema ZTL disabili è stato avviato nel 2014 con 2.169 accessi:

  • 651 accessi permanenti gestiti dal cliente residente in Bologna
  • 1.518 accessi giornalieri gestiti dal cliente residente in Bologna

ovvero

  • 1.276 accessi internet
  • 893 accessi via SMS

il trend per il 2015 e in lieve ascesa del 20%.

Ai dati vanno sommati i dati che “non si vedono” gestiti

  • a sportello in fase di rilascio del contrassegno
  • via PEC (qualche centinaio)
  • via mail per eccezioni
  • oltre 12.000 accesso, specie per non residenti,  via fax server

il sistema si basa sul fatto che ogni utente cittadino  abbia credenziali di accesso per la ZTL disabili.

Il che non lo rende immediato di comprensione, ma sicuro almeno, le credenziali   vanno assegnate all’atto del rilascio del titolo che autorizza.

Purtroppo per i disabili  si richiede ancora la presenza fisica a uno sportello.

Non si è trovata a oggi una soluzione ideale in quanto anche la gestione postale di dati critici presenta diversi inconvenienti.

  • se non c’è ricevuta di ritorno non si ha certezza della consegna dei dati
  • se è una raccomandata se si è fuori casa occorre andare in tempi successivi agli uffici postali e ciò per i disabili non è facile
  • anche la gestione con corrieri non garantisce la consegna “corretta” al titolare

Essendo molti invalidi anche anziani, non si apre più la porta per ricevere raccomandate.

Per gli anziani non c’è un tasso di penetrazione dell’informatica da poter gestire tutto in modalità digitale.

Il modello di servizio della ZTLH è attivo da un paio di  anni.

Il progetto futuro  fornire una app on line o quantomeno fare una webapp del sistema di accesso alla ZTL  disabili è in fase di valutazione.

L’evoluzione tecnologica dei cellulari e l’auimentata disponibilità di connessioni da mobile lo rende possibile.

In ogni caso si deve poter tutelare chi non ha o non gradisce un accesso web ma solo tramite telefonia o modalità tradizionale.

Considerazioni finali.

C’è da essere soddisfatti del lavoro svolto e dei servizi offerti?

Direi di si.

Non è il massimo possibile ma il massimo ottenibile a regole e spese date.

Si può fare di più?

La app sarebbe comoda sia per i residenti che per i non residenti che però sono penalizzati da regole diverse.

Di certo un datrabase nazionale, regionale, provinciale dei disabili sarebbe un immenso passo avanti.

Se sviluppato in opensource e opendata costerebbe poco e sarebbe replicabile anche incrementalmente.

Poi si potrebbero allineare province e regioni limitrofe a costi marginali.

Lo strumento che sbarazzerà il campo da tanti problemi sarà l’identità digitale certificata di tutti i cittadini.

Non siamo troppo distanti, spero.

Una possibile soluzione sarebbe una maggiore interazione col disabile.

Che potrebbe avere un sistema di riconoscimento che disabiliti la policy di controllo degli accessi e consenta la sosta del veicoloa suo servizio.

Occorre approfondire la gestione della privacy e casi anomali .

Il disabile accompagnato in centro dalla auto “A” ,che deve quindi uscire senza i, e riportato a casa dalla auto “B” che deve entrare senza il disabile.

Con le targhe fisse è facile, associandone due o più , con controlli on line è certo possibile.

Va sviluppatoe sarebbe una evoluzione dinamica che negherebbe di principio la possibilità di abusi, o li renderebbe a rischio di sanzioni elevatissimo.

prepagato

prepagato, modalità semplificata di pagamento

prepagato, nome che indica un sistema di pagamento che acquista a priori un valore su un servizio da scalare in base all’uso.

Il prepagato è il sistema più semplice e immediato per accedere velocemente a un servizio.

Richiede disponibilità di denaro, al limite anche contante, per caricare un “borsellino”.

Il borsellino è gestito in modalità elettronica da uno o più sistemi informatici che conteggiano:

  • le ricariche
  • gli usi, ovvero le spese.

Il gestore può decidere come accettare ricariche (anche in contanti) e deve regolarte contrattualmente gli usi.

Che cosa succede allo scadere della disponibilità sul prepagato ovvero se usare a credito oppure bloccare il servizio.

Gran parte della telefonia usa ancora il prepagato.

Il sistema prepagato  è semplice e immediato.

I limiti vengono dal credito basso o in esaurimento e dalle interazioini con altri gestori che non trattino il prepagato.

Il software è collaudato da anni di servizio e se integrato da un ottimo contratto col cliente, chiaro nei casi critici, consente di avviare un servizio in pochi giorni senza contattare banche e istituti di credito.

Forse è la soluzione per avviare i progetti in attesa di sistemi diversi.

Che possono presentare peraltro delle criticità.

Per esempio se nei pagamenti con carta di credito “blocco” un importo all’avvio della transazione non è detto che lo sblocco di tale cifra sia immediato.

 

RID

RID e similari ; pagamenti ricorsivi e innovazioni

RID è il nome di un servizio bancario.

Il RID consente, come le sue evoluzioni, il pagamento diretto dal proprio conto corrente bancario e con qualche differenza anche da un eventuale conto corrente postale.

Da anni è disponibile per il circuito del car sharing l’opzione di pagare con RID, che è stata la prima forma di pagamento accettata.

Il cliente fa  a seconda dei caso una pratica in banca riempendo un modulo o sottoscrive una autorizzazione.

Si richiede di norma un minimo di tempo per attivare il RID.

Il sistema integra il fornitore di servizio e il sistema bancario.

Le prime fatture vanno monitorate perchè potrebbero non essere gestite.

La gestione del RID, che esiste anche per il sistema postale, ha un solo difetto, la lentezza di comunicare che non è possibile incassare una fattura per mille motivi:

  • problemi tecnici
  • disallineamenti
  • RID chiuso
  • mancanza fondi
  • conto bancario chiuso.

Anche il gestore del servizio ha vantaggi dal sistema, che è semplice e normalmente gestito da anni.

Esistono sviluppi del sistema RID interessanti, sia bancari che di altri enti per gestire pagamenti e possono essere integrati nel car sharing o in altri servizi per la mobilità.

Il mercato però  punta sempre più verso l’uso della carta di credito.

carta di credito

carta di credito e pagamenti ricorsivi su server sicuri

Il pagamento su server sicuri dell’ambito bancario è un fiore all’occhiello dell’offerta Cart.

Da anni è disponibile per il circuito del car sharing l’opzione di pagare in maniera trasparente e sicuro con la propria carta di credito.

Il cliente fa una prima transazione.

Da casa o da un ufficio riservato in modalità ecommerce, come fosse un acquisto in rete.

Nessun essere umano  vede o copia i dati  della carta di credito e i codici segreti.

Automaticamente su server sicuri del circuito bancario la carta di credito viene associata a un identificativo cliente univoco.

L’identificativo cliente consente pagamenti ricorrenti con lo strumento prescelto.

La sicurezza e  i pagamenti ricorrenti sono così facilmente gestiti nella massima accezione della privacy.

Nessuno vede la carta di credito dal vivo se non il cliente stesso.

Anche il gestore del servizio ha vantaggi dal sistema.

Riceve nel più breve tempo possibile informaziuoni sul pagamento e in base al regolamento concordato può valutare di ritentare pagamenti.

Anche diversi in caso di mancanza di fondi a coprire integralmente il costo del servizio.

Il sistema è in servizio da diversi anni con diversi circuiti bancari interfacciabili.

Progettare soluzioni personalizzate con il cliente

Cart è in grado di progettare on demand soluzioni anche complesse.

In passato ha sviluppato   progetti specifici, oltre quelli già descritti nel sito e definiti in porodotti software “standard” per :

Progettare una soluzione coinvolge il cliente.

Il cliente deve avere abbastanza chiaro:

  • l’obiettivo che si propone
  • un realistico tempo per avere un prototipo da analizzare
  • un realistico tempo per avere il prodotto definitivo
  • quante e quali persone può dedicare al progetto
  • un budget

Tipicamente un progetto parte da

  1. incontri informali
  2. analisi congiunta di massima
  3. realizzazione di una offerta commerciale
  4. accettazione della stessa o riesame
  5. analisi congiunta di dettaglio
  6. rilascio di un prototipo e successive modifiche
  7. riunione finale di rilascio del software
  8. test di accettazione
  9. rilascio e messa in produzione
  10. attivazione garanzia di legge ed eventuale contratto di manutenzione

Queste fasi, mediate dalla normativa della qualità, garantiscono che l’attività di progettare è conforme con le richieste del cliente.

Non tutti i progetti sdeguono lo stesso iter, progettare un software è ben diverso che integrare software e hardware, magari realizzati ad hoc o progettare su specifche del cliente con altissimi livelli di specializzazione.

Se intervengono molti partner o si parla di integrazioni spinte tra più aziende la progettazione è piùà complessa e richiede più supporto cliente menter se si chiede di realizzare un software specifico le procedure si snelliscono.

Di norma una quota di analisi di dettaglio è a carico del cliente, tanto più onerosa quanto meno approfondita e chiara.

Ma ogni progetto ha storia a se, non è possibile definire un progetto pilota come “standard”.

Spesso progetti pilota diventano col tempo progetti software standard.

Il cliente se è interessato ad avere l’esclusiva della progettazione e l’uso esclusivo del software, rendendolo di fatto non riutilizzabile, si assume in toto l’onere progettuale e i costi e puù richiedere nel cpontratto l’esclusivisità del progetto.

van sharing

sharing economy e Van sharing

Il van sharing è ingiustamente poco considerato come strumento di mobilità e per la riduzione dei consumi.

IL sistema di sharing  è smart  perché riduce, se ben gestito, l’inquinamento nelle zone di maggior pregio della città e più sensibili come i centri storici.

Cart ha sviluppato un sistema di prenotazione piazzole che è disponibile pertutte le amministrazioni che intendono regolamentare e favorire l’uso di una flotta ecologica nel centro storico.

I vantaggi, specie con una flotta ecologica in sharing (metano, GPL o elettrico oibrido),  del van sharing sono rilevantissimi

  1. riduzione chilometraggio nel centro
  2. riduzione traffico parassita per trovare parcheggio
  3. riduzione emissioni
  4. regole chiare per tutti

Si configura come il tipico caso in cui tutte le componenti sono note e disponibili ma difficilmente si integrano.

I componenti del puzzle  sono

  1. una gestione logistica che raccolga i mezzi più grandi e inquinanti fuori città
  2. che sappia reindirizzare le merci in piccoli lotti su mezzi più piccoli ed ecologicitanto più ecologici quanto più si addentrano nel centro storico
  3. un sistema di gestione flotte, rifornimenti e manutenzione
  4. un sistema di prenotazione aree di sosta
  5. interfaccia verso i varchi della ZTL
  6. colonnine (opzionali) che controllino le aree di sosta
  7. sistema di comunicazione verso i mezzi per gestire le anomalie
  8. tracking percorsi e consegne
  9. ottimizzazione percorsi e soste

Tutti software che esistono e di cui esiste, almeno a parole, la volontà di supporto delle pubbliche amministrazioni.

Di fatto esistono pochissimi esempi, pochi progetti pilota che non si sa se decolleranno perchè si toccano troppi interessi.

I trasportatori preferiscono non dover usare una intermodalità che li costringe a consegnare a centri servizi e non al cliente.

Il cliente sa che il trasportatore è motivato e teme che la complessità del sistema porti a ritardi e perdite.

Tutte obiezioni sensate, ma dovrebbe prevalere, politicamente la salute pubblica.

Se il vansharing è fatto correttamente, con pochi chilometri da fare, è perfetto per modalità che abbattano decisamente l’inquinamento:

1. veicoli elettrici nel cuore del centri storico, limando anche i divieti di accesso.

2. veicoli ibridi o a GPL o a metano vicino al centro

3. veicoli piccoli ed ecologico in prima periferia

Migliorerebbe la sosta, la rotazione e ingombro di carreggiata per non uso di parcheggi in seconda fila.

Vantaggio per tutti ed esisterebbero anche i fondi (spesso inutilizzati) per realizzarlo.

Sinceramente è difficile  capire perché non sia una priorità attivare il van sharing, che  costringerebbe a minori interventi di restauro sulle bellezze architettoniche italiane (purtroppo i polmoni dei cittadini non si restaurano).

Questo sarebbe il cardine delle smartcities, unito al miglioramento del trasporto pubblico e della viabilità.

Bologna è un buon esempio, il centro è controllato da un sistema automatico di controllo (SIRIO) , con accesso è tanto più complesso, anche in funzione delle condizioni ambientali e di inquinamento, in base alla classeecologica del mezzo.

Servirebbe poco per proseguire su questa via.

ZTL , zone a traffico limitato

La problematica delle ZTL ovvero zone a traffico limitato è diffusa in tutta Italia ma poche o pochissime città hanno adottato soluzioni automatiche.

Lasciamo un link al sito di mobilitymanagement per approfondire la problematica teorica delle ZTL e un articolo ormai “classico“.

Cart ha sviluppato su specifiche concordate con il Comune di Bologna e ATC (ora Tper) quasi 10 anni  fa il software che contribuiva a facilitare gli accessi occasionali alla ZTL a favore dei cittadini.

Il sistema prevede l’acquisto di un titolo giornaliero o quadrigiornaliero, con limiti di utilizzo settabili a sistema, e l’invio dei dati necessari

  • targa auto da autorizzare
  • codice segreto titolo
  • data

attraverso

  • un SMS opportunamente formattato
  • via internet
  • via call center

Il dato viene inviato al sistema SIRIO che controlla gli accessi in modalità whitelist (lista di autorizzati) e consente di accedere al centro senza essere sanzionati.

Statistiche di utilizzo ZTL

  •  2006 via internet 685, via SMS 4.794, via call center 6.239
  • 2007 via internet 2.033, via SMS 13.367, via call center 14.649
  • 2008 via internet 2.885, via SMS 19.406, via call center 14.129
  • 2009 via internet 3.489, via SMS 24.337, via call center 14.202
  • 2010 via internet 3.828, via SMS 26.606, via call center 12.430
  • 2011 via internet 4.338, via SMS 28.301, via call center 14.596
  • 2012 via internet 4.642, via SMS 32.519, via call center 15023

totali 2012 52.184, giornalieri 51.376, quadrigiornalieri 808

  • 2013 via internet 4.523, via SMS 36.233, via call center 14.955

totali 2013 55.711, giornalieri 55.209, quadrigiornalieri 682

  • 2014 via internet 4.216, via SMS 39.824, via call center 15.272

totali 2014 59.312, giornalieri 58.490, quadrigiornalieri 822

  • 2015  via internet 43.61, via SMS 53.598, via call center 9420

totali   67.379, giornalieri 66.598, quadrigiornalieri 781

2016 ai primi di agosto

  • 2016 (7/8/16)  via internet 2.846, via SMS 41.803, via call center 2.846

totali 2016 (7/8/16)    46.770, giornalieri 46.306, quadrigiornalieri 464

statistiche ZTL

utilizzi ZTL Bologna

L’incidenza dei quadrigiornalieri è tra l’1% e il 2% in calo negli ultimi anni

Nota bene i dati 2015 sono proiezionio in base aui dati rilevati a inizio marzo

Dal 2006 al 2016 si parla di  ben oltre 500.000 accessi  alla ZTL con questo sistema.

Dal 2012 al2016 sono oltre 300.000 oltre la metà, quindi un sistema in uso e molto apprezzato e con grandi numeri.

La parte del leone la fa l’accesso con SMS. 

Diventa critico l’accesso al call center specie nei casi di molte richieste per il sempre maggiore uso che si fa dello stesso per il trasporto pubblico.

Non è ancora decollato l’uso del sistema web (che è in realtà il motore di tutti i servizi) forse per la non disponibilità di una app.

Si potrebbe notare come un sistema del genere possa apparire superato dai fatti ma di recente si è dimostrato sul servizio pubblico televisivo che per la città di Roma oggi  è molto più complesso e oneroso ottenere un permesso temporaneo perr la ZTL.

Esistono soluzioni spedificxhe per problemi specifici.

ZTL H Disabili

ZTL U zona universitaria